Le Valli di Lanzo sono state da millenni spazio di vita e di attività umane che hanno potuto radicarsi in un ambiente austero, ma suggestivo ed affascinante. L’orografia alpina ha avuto un peso non indifferente nella storia delle Valli: ha segnato la vita dei valligiani e tuttora la condiziona; ha creato abitudini, modelli culturali, tradizioni, modalità di lavoro, sistemi economici.
Lungo le mulattiere prima e le strade principali poi, si sono verificati i più importanti trasferimenti di uomini, merci e conoscenze della montagna alla pianura e viceversa. Da altre valli piemontesi e del bergamasco giunsero gruppi di minatori e fonditori più di cinque secoli fa; portarono con sé manualità e saperi del tutto nuovi di cui faranno tesoro anche i valligiani. Ma i veri scopritori delle Valli e delle loro bellezze saranno soprattutto stranieri, i grandi viaggiatori del XVIII secolo, che faranno conoscere al Piemonte stesso, all’Italia e all’Europa, il mondo alpino.
Infine la villeggiatura di fine Ottocento e primo Novecento metterà a contatto due culture, due mentalità totalmente differenti che si incontreranno tuttavia sulla base delle esigenze quotidiane, attuando uno scambio fecondo di informazioni e di consuetudini. Ai valligiani si aprono nuove ed insperate possibilità di lavoro: scendere in pianura, in città per svolgere mansioni umili, di servizio alle famiglie aristocratiche, ma pur sempre meglio pagate e con la prospettiva concreta di migliorare la propria condizione di vita. La risalita verso le alte Valli per la villeggiatura della ricca borghesia e la discesa a valle dei montanari alla ricerca di un’occupazione rappresentano un fenomeno che avrà forti ripercussioni nella modalità di vivere la montagna, e avranno nel tempo, particolarmente nel corso del Novecento, esiti sorprendenti e qualche volta minacciosi per l’equilibrio ecologico.