Arrampicata

Arrampicata - profilo

Fin dagli inizi del XX secolo, quando Adolfo Hess teorizzò l’utilità delle kletternschulen (scuole di arrampicamento), le basse valli di Lanzo costituirono un terreno privilegiato per l’allenamento e la formazione degli alpinisti subalpini, in un’epoca in cui andava affermandosi l’alpinismo senza guida e il periodo della “conquista delle pareti”. Si sa che le rocce della cresta delle Lunelle furono tra le prime ad essere utilizzate a tale scopo, soprattutto per opera di “accademici” torinesi. Altrettanto noto è anche che forti arrampicatori come Mario Gatto, Firmino Palozzi e Giulio Castelli, già alla fine degli anni ’20 scalarono sui sassi della frazione Balme di Cantoira e del Pian della Mussa per migliorare la loro tecnica, diventando di fatto i precursori dell’odierno bouldering. Come non ricordare poi le rocce ed i massi delle Courbassere di Ala di Stura, per decenni indissolubilmente legati alla storia delle scuole di alpinismo “Boccalatte” e “Gervasutti”. Alla fine degli anni ’60, quando anche nel conservatore mondo alpinistico germogliava una rivoluzione culturale, le palestre di fondovalle furono investite di una dignità nuova e s’affermarono a pieno titolo come “terreno d’avventura”. Sulle pareti delle Valli di Lanzo, si costruì l’embrione di quel “Nuovo Mattino” dell’alpinismo che avrebbe poi dovuto concretizzarsi nella vicina Valle dell’Orco. Con l’affermazione dell’arrampicata sportiva negli anni ‘80 come disciplina fine a sé stessa, gli itinerari di scalata attrezzati sono proliferati a decine tra queste montagne. Oggi, di pari passo con le sfumature di questa fascinosa disciplina, le Valli di Lanzo si pongono come un’area privilegiata del nordovest delle Alpi potendo vantare quasi un migliaio di itinerari. L’arrampicatore sportivo in cerca della difficoltà apprezzerà le difficili pareti delle “Balme dei Tornetti” di Viù oppure la “Parete delle Gare” di Groscavallo. Gli amanti della scalata “tradizionale” ripercorreranno le orme della storia dell’arrampicata sulle rocce della Val Grande e soprattutto nel vallone di Sea, dove i trad climbers potranno scoprire ancora moltissime possibilità inesplorate. Gli amanti delle vie plaisir, gradiranno infine la prasinite lavorata e ben attrezzata della “Rocca di Lities” o della “Falesia la Baita” in Valle di Viù.

 

Testo e foto di Marco Blatto ©

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