CANTOIRA
Cantoira si trova a m. 750 alle pendici del Monte Bellavarda. Di fronte al paese, su di uno scosceso picco, si erge la cappella di Santa Cristina.
Anticamente il paese si chiamava Canturia: secondo una prima ipotesi il nome potrebbe derivare dalla Centuria Romana, che forse ebbe sede in questa località; mentre una seconda ipotesi lo fa derivare da cantoria, poiché in paese vi sarebbe stato un convento di monaci.
I primi abitanti della Val Grande, quindi anche di Cantoira, furono quasi certamente di stirpe ligure e si fusero in seguito con gruppi celtici. I primi documenti scritti su Cantoira risalgono all’inizio del secolo XIV. Come molti altri comuni delle Valli seguì le sorti della Castellania di Lanzo. Nel 1350 fu dominio dei Visconti di Baratonia. Nel 1724 venne data in feudo a Carlo Emanuele Ripa di Giaglione, passò ai Bigliani nel 1769. In seguito le vicende politiche, economiche e sociali furono strettamente legate al Regno Sabaudo.
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CHIALAMBERTO
Oltrepassata Cantoira, il secondo Comune della Val Grande che si incontra è Chialamberto.
Le prime notizie risalgono al secolo XIV; in quel periodo esistevano soltanto piccoli gruppi di case, il cui nome derivava da quello dalle prime famiglie insediate nella zona come Chialamberto – casa dei Lamberto e Cà Michiardi – Casa dei Michiardi. Nel 1341 Chialamberto viene citato in un documento, che sancisce la rinuncia dei diritti su di esso su altre località della Valle da parte del Monastero di San Mauro di Pulcherada, a favore del conte Aimone, detto il Pacifico. Da questo periodo in poi Chialamberto seguì le sorti dei Savoia. Si ricorda l’attività dei forni e delle fucine, dei mulini e delle miniere di ferro dal secolo XV al secolo XVIII. Nel 1596 divenne sede di Parrocchia, probabilmente perché era il centro più sviluppato. Nel 1724 venne dato in feudo a Domenico Ambrosio e l’anno successivo Vonzo passò al Senatore Ludovico Grassi. Fino al 1831, infatti, il territorio era suddiviso in tre comunità ben distinte: Vonzo, Mottera e Chialamberto (oggi frazioni di Chialamberto).
Nel 1831 i tre comuni vennero uniti a formare il comune di Chialamberto grazie all’opera del sacerdote Bottino Martino Antonio di Breno.
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GROSCAVALLO
Groscavallo con le sue numerose frazioni si estende sino alla testata della Val Grande, in cui spiccano le cime imponenti e maestose cime dell’Uja di Ciamarella, dell’Uja della Gura e della Levanna Orientale.
L’origine del nome è incerta: secondo alcuni studiosi deriverebbe dai vocaboli celtici, graus e wald cioé verde valle, data l’origine celtico – ligure dei primi abitatori. Altri studiosi ritengono derivi dal latino grossa vallis, ossia Valle Grande.
Da un documento risalente al secolo XIV, si apprende che, un conte di Casa Savoia lasciò in feudo una casaforte, in Forno di Groscavallo, ai fratelli Amedeo e Reinardo Gonterio. È nominato tra le località cedute dal Monastero di San Mauro Pulcherada al Conte di Savoia. Iniziò a svilupparsi l’attività mimeraria con l’estrazione di rame, ferro e argento. Gruppi di minatori vennero reclutati dai Savoia per distruggere castelli e fortezze. Questo territorio diventò terra di miniere di espertissimi minatori, la cui fama si diffuse non solo nell’ambito delle Valli di Lanzo, ma anche in tutto il Ducato di Savoia. L’attività venne praticata dai secoli XIV al secolo XVII, per cedere il posto all’agricoltura e alla pastorizia. Nella prima metà del secolo XVIII, in seguito allo smembramento della Castellania di Lanzo, i feudi di Bonzo, Groscavallo e Forno furono concessi con titolo comitale a Bernardino Valfré di Brà, G. Antonio Cavalleri ed Giuseppe Dalmazio. Nel 1927 i territori dei tre paesi vennero accorpati nel Comune di Groscavallo. VAI ALLA PAGINA
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